Instagram per giornalisti

Instagram per giornalisti: strategie SEO (e non) per emergere nel 2025

Ultimo aggiornamento: 21 Maggio 2025

Instagram per i giornalisti può essere una grande occasione, a patto che si sappia come sfruttarlo al meglio. Ricordo ancora il mio imbarazzo nel postare i miei contenuti, vivendo una triplice difficoltà: quella di metterci la faccia, quando molti colleghi snobbavano questo canale; quella di riuscire a parlare di me tanto come una giornalista che si occupa di inchieste, quanto come giornalista prestata alle nuove tecnologie e alla comunicazione; quella di creare la mia nicchia, in un mare di influencer e travel blogger. Cosa ci faccio qui? Mi chiedevo. Oggi mi pento di non aver cominciato prima, perché Instagram è riuscito a connettermi con un pubblico che altrimenti non avrei mai raggiunto.

In Italia, oltre 30 milioni di persone lo  utilizzano e, secondo il Digital Report 2025, quasi un terzo degli italiani online (32%) si informa attraverso i social media. Ciò significa che non possiamo più permetterci di guardare a queste piattaforme con sufficienza, perché sono diventate parte integrante del nostro ecosistema informativo. Come possiamo abitare questi spazi mantenendo saldi i principi deontologici che definiscono la nostra professione? Ecco quelle che ritengo essere le migliori strategie di Instagram per giornalisti e alcuni i casi studio che ce lo dimostrano.

Instagram per giornalisti: una community autenticamente informata

Le tecnologie che non usano i giornalisti, diventano terreno fertile per altri sedicenti professionisti che millantano di informare gli utenti, senza rispettare alcuna deontologia. Questo deve incentivarci ad aprirci all’innovazione per informare, senza venir meno ai principi deontologici.

Ma la vera sfida non è semplicemente “essere presenti” su Instagram, altrimenti riusciremmo a parlare soltanto a noi stessi e a pochi amici. L’obiettivo deve essere, invece, quello di creare connessioni autentiche con utenti dapprima sconosciuti che desiderano informarsi, mentre scorrono il feed tra una foto di vacanze e un reel di cucina. Ho sperimentato personalmente come un linguaggio diretto, onesto e personale generi molto più coinvolgimento di un tono distaccato e istituzionale.

Le ricerche confermano questa intuizione: ciò che spinge gli italiani sui social è primariamente il desiderio di informarsi (47,6%), seguito dalla volontà di impiegare il tempo libero (46%) e mantenere relazioni (45,3%). Come giornalisti, abbiamo quindi una responsabilità enorme: soddisfare quel bisogno di informazione con contenuti che rispettino il nostro codice deontologico.

Sai che diverse testate giornalistiche importanti come Il Post e il New York Times hanno già inserito sistemi di AI per giornalisti? Leggi il mio approfondimento sull’argomento.

La trasparenza come valore fondamentale          

Il pubblico dei social è particolarmente sensibile all’autenticità. Ogni volta che ho condiviso il “dietro le quinte” di un servizio giornalistico – le difficoltà nel raccogliere informazioni, i dubbi etici, i processi decisionali – ho notato un aumento significativo dell’engagement e della fiducia. La trasparenza non è solo un valore deontologico, ma anche una strategia vincente.

Ricordiamoci sempre di:

  • dichiarare apertamente i nostri metodi di lavoro;
  • ammettere quando commettiamo errori;
  • distinguere chiaramente i fatti dalle opinioni;
  • spiegare perché abbiamo scelto di trattare una notizia in un certo modo.

Conosci tutte le conseguenze del clickbait? Ne parlo qui.

Strategie pratiche che rispettano la deontologia

Il codice deontologico dei giornalisti in Italia impone ai professionisti dell’informazione di rispettare anche sui social le regole che valgono sui giornali, mantenendo una condotta decorosa. Ecco dunque le conseguenze che ne derivano (e che conviene osservare).

1. Un profilo che ispiri fiducia

Il tuo profilo Instagram è molto più di un biglietto da visita, è una dichiarazione di intenti professionale. Quando l’ho riprogettato seguendo questi principi, ho visto un cambiamento radicale nel modo in cui il pubblico interagiva con i miei contenuti.

Usa username e bio autentici: utilizza il tuo vero nome e indica chiaramente la tua appartenenza professionale. “Giornalista” non è solo una keyword SEO, ma un impegno deontologico verso chi ti segue.

Sii trasparente sulle collaborazioni: se lavori per una testata, rendilo esplicito. Comunica brevemente in cosa credi come professionista dell’informazione e inserisci solo link responsabili, verso contenuti di qualità e non clickbait.

2. Contenuti che riflettono la verità

Nonostante su Instagram le persone trascorrano mediamente 15 ore e 9 minuti al mese, la brevità dei formati non deve mai sacrificare l’accuratezza. Ho imparato che è possibile creare contenuti brevi ma profondi se:

  • verifichi sempre le fonti, anche per un semplice post;
  • fornisci contesto, anche in formato sintetico;
  • evita sensazionalismi per aumentare le visualizzazioni;
  • proteggi la dignità dei soggetti delle tue storie;
  • usi un linguaggio accessibile ma mai semplicistico;
  • sfrutti i caroselli per presentare punti di vista diversi sulla stessa notizia.

Vuoi che i tuoi contenuti entrino in Google News? Leggi il mio articolo a riguardo.

3. Hashtag con coscienza

Gli hashtag non sono solo strumenti SEO, ma aggregatori di persone. Utilizzali con responsabilità:

  • crea hashtag che facilitino l’accesso all’informazione, non che la frammentino;
  • evita hashtag sensazionalistici o fuorvianti;
  • privilegia la pertinenza alla popolarità. Adesso questo è anche apprezzato dall’algoritmo;
  • crea hashtag etici per le tue serie di approfondimento.

4. Solo reels adeguati

Con il 66% degli utenti che guarda video brevi informativi almeno una volta a settimana, i reels rappresentano un’opportunità straordinaria per i giornalisti su Instagram. Nei miei reels cerco sempre di:

  • partire da un fatto verificato;
  • contestualizzare rapidamente;
  • offrire diverse prospettive;
  • invitare all’approfondimento;
  • mai sacrificare l’accuratezza per l’impatto emotivo.

Attenzione: faccio tutto questo anche quando mi occupo di comunicazione, restando sempre coerente e fedele ai miei principi.

5. Stories: il racconto in divenire

Le stories possono essere un potente strumento di giornalismo in “real time”, ma richiedono un’etica ancora più rigorosa proprio per la loro immediatezza. Quando seguo un evento in diretta attraverso le stories dei profili miei o dei giornali, mi assicuro di:

  • chiarire quando sto riportando informazioni preliminari;
  • aggiornare man mano che raccolgo nuovi dati;
  • non contribuire alla diffusione di panico o disinformazione;
  • rimandare a ulteriori approfondimenti.

6. I caroselli per mostrare fatti e dati

I caroselli permettono di fare ciò che il buon giornalismo ha sempre fatto, cioè mostrare le diverse sfaccettature di una storia. Sono uno strumento utilissimo per:

  • contrastare la polarizzazione mostrando diverse angolazioni di una notizia;
  • presentare dati complessi in modo comprensibile;
  • sfatare disinformazione attraverso la presentazione di fatti verificati;
  • offrire approfondimenti su temi complessi.

Instagram per giornalisti, casi studio di successo: quando l’autenticità paga

Strategia, autenticità e correttezza sono i principi cardine che hanno guidato diversi casi di successo di giornalismo su Instagram.

Selvaggia Lucarelli: da blogger a fenomeno editoriale su Instagram

Selvaggia Lucarelli è uno dei casi più emblematici. Con quasi un milione e mezzo di follower, e un’identity ben definita ha creato un modello di giornalismo personale che merita attenzione.

Ho studiato a lungo la sua strategia digitale. Ciò che rende Lucarelli un caso studio così interessante è la sua capacità di mantenere una voce autentica e riconoscibile tra piattaforme diverse, dal blog “Stanza Selvaggia”, che la rese nota nel 2002, ai quotidiani nazionali come Il Fatto Quotidiano, fino a Instagram. La Lucarelli ha compreso, prima di molti colleghi, che il pubblico sui social cerca non solo informazione, ma anche personalità e punto di vista.

La sua firma è inconfondibile: tono diretto, spesso ironico; commenti che non risparmiano nessuno; la capacità di individuare temi controversi prima che diventino mainstream. Il caso “Pandoro-gate” che ha coinvolto Chiara Ferragni ne è l’esempio più eclatante: Selvaggia aveva iniziato a indagare sui meccanismi poco trasparenti delle operazioni benefiche degli influencer molto prima che il caso esplodesse.

Il suo approccio solleva però anche importanti questioni deontologiche. Come bilanciare l’espressione personale con il rigore professionale? Sono domande che mi pongo costantemente anche io.

La sua recente partecipazione al DopoFestival di Sanremo 2025 dimostra come questa “strategia ibrida” possa portare a risultati concreti e a un’autorevolezza che trascende la piattaforma. Ma ricordiamoci che la vera misura del nostro successo come giornalisti non è il numero di follower o la viralità dei contenuti, bensì la nostra capacità di fare realmente la differenza portando informazioni verificate, contestualizzate e significative al nostro pubblico.

Will Media e Torcha: i nativi social che hanno rivoluzionato l’informazione

L’altra faccia della medaglia sono i progetti editoriali nativi digital che hanno ripensato totalmente il modo di fare informazione sui social. Will Media, con oltre 1 milione e 700 mila follower su Instagram, ha costruito una community giovane, attiva e interessata, con l’obiettivo di fare informazione in maniera chiara e riconoscibile, senza la necessità di far “uscire” da Instagram gli utenti.

Will, Torcha e altri progetti simili condividono un DNA comune: sono stati creati da professionisti under 30 che conoscono profondamente il linguaggio delle piattaforme e le abitudini informative dei loro coetanei. Non a caso, Will ha raccolto oltre un milione di euro di investimenti appena pochi mesi dopo il lancio, con una redazione composta da persone tra i 25 e i 30 anni, specializzati in videomaking, grafica, analisi dei dati e produzione di contenuti.

Quello che mi ha sempre colpito di questi progetti è la coerenza. Il loro stile visivo e linguistico è immediatamente riconoscibile: quando scorriamo il feed, le storie o la sezione reel, il loro stile è riconoscibile al primo scroll e ci invoglia a leggere la notizia o l’approfondimento. Una lezione fondamentale per chiunque voglia costruire una presenza efficace su Instagram.

Ma la vera innovazione sta nel ripensamento dell’intero ciclo informativo: Will Media spiega la politica e l’economia tramite card, stories e IGTV, mentre Torcha organizza i contenuti in sei macrotemi (Politica, Attualità, Mondo, Ambiente, Economia, Storico) con interazione costante con i follower.

Sono modelli che hanno compreso che, ormai, appena un quarto degli utenti si informa tramite un sito o un’app, e oltre la metà degli utenti della Generazione Z (18-24) usa esclusivamente i social media per capire il mondo.

Misurare l’impatto, non solo l’engagement

Se l’obiettivo di noi professionisti dell’informazione è quello di mantenere i valori fondamentali del giornalismo – verifica, approfondimento, contestualizzazione delle informazioni – adattandoli a formati e linguaggi completamente nuovi, senza perdere la nostra identità professionale, come fare per monitorare il nostro successo?

Le metriche di Instagram possono essere fuorvianti se le guardiamo solo in termini di numeri. Come giornalisti, dobbiamo chiederci piuttosto se i nostri contenuti abbiano contribuito a una migliore comprensione del tema, se abbiano dato voce a chi normalmente non viene ascoltato, se abbiano stimolato un dibattito informato e civile e abbiano aiutato a contrastare stereotipi e pregiudizi.

Instagram Insights è uno strumento potente, ma i numeri devono essere interpretati attraverso la lente dei nostri valori professionali. Per esempio, qualche anno fa ho saputo che dell’esistenza di una legge a supporto degli orfani a seguito di femminicidio e che la mia regione, come altre, non l’avesse ratificata, impedendo ai questi bambini l’accesso a tutele adeguate.

Scrivendone sui giornali e diffondendo attraverso i canali social la notizia, sono stata contattata da una deputata all’Ars interessata a saperne di più. Morale della favola? Grazie al mio servizio e alla sua proposta all’assemblea regionale, anche la Sicilia ha potuto avere la sua legge per gli orfani. Un dato che, chiaramente, Meta non mi ha mai restituito.

I giornalisti su Instagram guardano al futuro

Le proiezioni vedono Instagram superare i 40 milioni di utenti attivi in Italia nel 2025. Se sei un/a giornalista, Instagram può:

  • dare maggiore visibilità e impatto ai tuoi servizi;
  • far crescere la tua autorevolezza, indipendentemente dalle testate giornalistiche con cui collabori;
  • consentirti di incrementare i guadagni.

Il tutto restando fedele ai nostri principi deontologici e abbracciando i nuovi linguaggi. Perché il buon giornalismo non è definito dal mezzo che utilizza, ma dai valori che lo animano.

Non sai come usare Instagram per giornalisti in modo concreto per raggiungere tutti questi obiettivi? Compila il form, raccontami di te e sarà felice di offrirti alcuni consigli utili.