
Perfezionismo sul lavoro eccessivo: come vincerlo
Il perfezionismo sul lavoro è uno dei più grandi difetti di tanti lavoratori dipendenti, liberi professionisti o freelance, imprenditori digitali e aspiranti tali. Ansia e paralisi d’azione sono alcune delle sue frequenti conseguenze. Se pensi di essere un/a perfezionista e che questa tendenza ti stia bloccando dall’ottenere maggiori risultati, leggi questo articolo per scoprire come risolvere il tuo problema.
Perfezionismo sul lavoro: pregio o difetto?
I perfezionisti vengono spesso visti come persone da ammirare da tutti coloro che non sanno quanto si soffra a convivere con questo tratto caratteriale. Chi ricerca eccessivamente la perfezione, infatti, teme il fallimento e si impegna a dismisura nei suoi compiti, controllando e ricontrollando le operazioni svolte.
Ma quando il perfezionismo è da considerarsi “normale” e quando “nevrotico”? Ad aiutarci in questa distinzione è D.E. Hamacheck con un suo studio del 1978: per lo psicologo, il perfezionista normale vive gli errori come possibilità di crescita, senza alcun timore del giudizio altrui, mentre il perfezionista nevrotico ha una costante paura di fallire, svaluta gli obiettivi raggiunti e sottolinea i suoi errori.
Le “manie di perfezionismo” possono comportare problemi di salute, nelle relazioni e persino sul posto di lavoro:
- ansia, stress, irritabilità ed esaurimento nervoso;
- difficoltà nel rispettare le scadenze;
- difficoltà nel delegare i compiti;
- incapacità di valutare i problemi in maniera razionale e, quindi, di trovare soluzioni adeguate;
- grandi sforzi e autodisciplina per poter mantenere una vita sociale e familiare soddisfacente per mancanza di tempo;
- intolleranza nei confronti dei propri errori, scarsa autostima e tendenza alla depressione;
- pretese e obiettivi sempre più irrealizzabili;
- disturbi del sonno e dell’alimentazione;
- procrastinazione delle attività come protezione dal fallimento.
Perfezionismo e ansia
Al contrario di ciò che si pensa, il perfezionismo disfunzionale non fa svolgere meglio il proprio lavoro, anzi. Immagina il tuo livello di energia come la batteria del tuo smartphone: se impieghi una quantità di tempo ed energia crescenti per controllare ogni dettaglio, finisci per non avere più il tempo per produrre ciò che serve nei tempi giusti.
Per la stessa ragione, essere eccessivamente rigidi significa non lasciare più spazio alla creatività, in un momento storico in cui differenziarsi è necessario per eccellere. Senza considerare, poi, che rincorrere standard sempre più elevati e irrealistici si traduce nella sfiducia nei confronti delle propria capacità, nella sovrastima delle capacità altrui e quindi in un circolo vizioso senza fine che rende impossibile la felicità.
La mancanza di felicità, in fondo, non è altro che l’antitesi del successo. Sei d’accordo?!
Perfezionismo: da dove nasce
Secondo gli esperti, le manie di perfezionismo sul lavoro derivano da fattori biologici e fattori ambientali. Se alcuni soggetti sembrano essere “caratterialmente” più propensi al raggiungimento di standard elevati, la maggior parte delle persone che vivono questi problemi ha “imparato” a comportarsi così nel corso della vita.
Genitori e insegnati, per esempio, potrebbero aver elogiato il raggiungimento di successi scolastici e personali, punito e rimproverato gli errori, rinforzato i comportamenti perfezionistici e comunicato attraverso parole e azioni che per essere “bravi” e “amati” occorra essere prestanti nei risultati.
Questo sembra essere il messaggio dell’attuale società della performance, dove viene premiato solo il raggiungimento degli obiettivi che altri hanno stabilito, dove l’estetica e il numero di seguaci sui social finiscono per determinare la capacità di influenzare le scelte collettive, dove il successo è sinonimo di un salato conto in banca.
Le donne portano un peso multiplo: se agli uomini è socialmente richiesto di lavorare, tanto da garantire loro maggiori opportunità, dalle donne si pretende la maternità, la cura della casa, la cura del corpo, la cura della mente, il contributo economico alla famiglia.
Liberarsi da questa continua pressione e riappropriarsi della serenità è il primo passo verso la felicità.
Come sconfiggere la mania di perfezione
Come si guarisce dal perfezionismo? Esplorando nuovi modi di vivere e i sentimenti positivi che ne derivano. Con un professionista della salute mentale il percorso è breve.
Se pensi che la tua passione per il lavoro stia diventando eccessiva o che la preoccupazione nei confronti dei tuoi obiettivi e risultati stia occupando troppo tempo all’interno delle tue giornate, ricorda che:
- puoi raggiungere soltanto obiettivi realistici e raggiungibili che si basano sui tuoi desideri e non su quelli quelli altrui;
- vivere il viaggio verso l’obiettivo e non soltanto il suo raggiungimento è la via per riconoscere il proprio valore, per valutare le proprie inclinazioni e il gradimento delle proprie azioni;
- tutti i sentimenti negativi possono essere trasformati in una grande opportunità di crescita. Basta interrogarsi sulla causa più profonda che li ha generati;
- avere paura è sinonimo di intelligenza, tuttavia talvolta ci preoccupiamo di qualcosa che non esiste ma è soltanto un’ipotesi futuribile. Quando capita è bene chiedersi cosa effettivamente si stia temendo e quale sia la cosa peggiore potrebbe accadere;
- gli errori e i fallimenti vengono commessi solo da chi agisce. Soltanto chi sta fermo non sbaglia, ma non raggiunge neppure grandi risultati. Fallire un’azione non significa essere persone fallite, occorre contestualizzare e utilizzare l’errore per imparare a non ricommetterlo. Così hanno fatto tutti i grandi imprenditori che si sono rialzati mille volte prima di passare alla storia;
- meglio evitare l’improduttivo pensiero bianco/nero per cui l’impegno deve essere sempre massimo, per ogni attività. È preferibile selezionare quelle a cui prestare maggiore attenzione e provare a rilassarsi in quelle meno rilevanti;
- nessuno di noi è così importante da rendere un proprio errore motivo di vero scandalo permanente. Puoi dunque smettere di preoccuparti di cosa gli altri pensino di te sui social, in palestra o a lavoro. Se hai commesso qualcosa di cui ti vergogni, sappi che la maggior parte delle persone nemmeno se ne sarà accorta, né valuterebbe il tuo errore come te, e che la restante lo dimenticherà nel giro di poche ore, giorni o mesi;
- volersi bene significa apprezzarsi, dando a se stessi ciò che si darebbe al proprio figlio. Evita di giudicarti male, festeggia ogni tuo piccolo successo, sii grato/a alla vita ogni giorno.
Il perfezionismo nel lavoro digitale
Nel lavoro digitale il perfezionismo può essere un vero e proprio dramma. È il caso di tutti coloro che, non sentendosi mai abbastanza, continuano a seguire infiniti corsi di formazione senza monetizzare le loro competenze. È il caso di chi da tempo vuole realizzare un proprio progetto, ma procrastina perché non ha ancora trovato il giusto layout da usare per i propri profili social. Ed è il caso di quelli che non sono costanti e non costruiscono una loro community perché sentono l’esigenza di essere sempre “perfetti” quando appaiono online.
Il tempismo e la serenità sono i benefici migliori che puoi offrire a te stesso/a e che non hanno alcun costo. Rinviare i tuoi progetti, come ho fatto io per tanto tempo, e utilizzare le tue energie in maniera improduttiva, rallenta e riduce la tua opportunità di crescita e di successo.
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